Differenze tra le impermeabilizzazioni in resina
Il mondo degli impermeabilizzanti liquidi è una nicchia del settore delle impermeabilizzazioni in genere ma è estremamente ricca di varianti e variabili e, a volte anche per l’occhio tecnico di un professionista del settore edile/civile, può risultare difficile comprenderne le differenze e valorizzarle in funzione delle necessità.
Uno dei punti che crea più confusione è legato al fatto che tutte le resine in generale sono tutte dei collanti e sono idrorepellenti poiché una volta completata la reazione e indurito il prodotto, di fatto, il risultato finale è una sorta di plastica/gomma che non è attraversabile dall’acqua in forma liquida (e molto spesso nemmeno in forma gassosa).
Questo però non è sufficiente a rispettare i requisiti a cui un sistema di impermeabilizzazione deve rispondere per poter essere definito (e garantito) come tale. Per questa ragione, un produttore professionale e affidabile di soluzioni impermeabilizzanti in resina (come Kemper System), propone sempre i propri sistemi completi di un rinforzo in tessuto, affinché la soluzione “resina+tessuto” si combini in una membrana durevole, elastica, resistente e che garantisce una quantità minima di materiale in ogni punto (un esempio classico sono le soluzioni di impermeabilizzazione Kemperol, rinforzati con tessuto da 120 g/mq a 200 g/mq); caratteristi (quest’ultima) necessaria a permettere all’impermeabilizzazione di sopportare a lungo l’usura dovuta all’eventuale calpestio e soprattutto all’usura degli agenti atmosferici.
E’ quindi importante affidarsi a produttori che propongo sistemi (al limite un po’ più onerosi) ma dotati di un efficace tessuto di rinforzo e che si avvalgano di partner concessionari che forniscano una mano d’opera qualificata che rispetta le specifiche di posa dei sistemi del produttore. Soluzioni prive di tessuto (al di là che tecnicamente non sono sistemi di impermeabilizzazione ma semplicemente “rivestimenti idrorepellenti”) possono inizialmente far risparmiare qualche decina di Euro per unità d’area, ma non si dimostreranno affidabili nel tempo e potrebbero portare a spiacevoli disguidi o ammanchi di assistenza e professionalità.
Il settore delle resine è anche caratterizzato da differenti tipologie di formulati, ognuno con caratteristiche e basi resinose differenti. Vediamo quindi un piccolo sunto delle tipologie di formulati resinosi e alcune caratteristiche degli stessi:
- Poliuretanici (Kemperol 2K-PUR) – Spesso semplici all’uso, dotati di una densità maggiore rispetto agli altri formulati, sono delicati contro diversi agenti chimici e soffrono particolarmente l’umidità in fase di lavorazione, ma possono trovarsi anche formulati poliuretanici realizzati al 80% da prodotti rinnovabili e con VOC pari a 0.
- Poliesteri (Kemperol V210) – Pochissimi produttori sono dotati di questa tipologia di resina che è forse un po’ complessa in fase di applicazione, ma estremamente ergonomica da lavorare e con prestazioni al vertice della categoria; i poliesteri sono spesso e ancora la migliore soluzione per quanto riguarda l’impermeabilizzazione di coperture industriali, anche per un minore costo rispetto a poliuretanici e PMMA.
- Epossidici – I prodotti epossidici, in genere, sono caratterizzati da poca elasticità; sebbene quindi spesso siano prodotti estremamente coriacei e che permettono di realizzare composti duri, non sono quasi mai indicati per applicazioni all’esterno se l’intento è realizzare un manto impermeabile.
- Polimetil Metacrilati (Kemperol AC Speed) – Noti per la loro rapidità di indurimento, il PMMA sembra essere l’ultima frontiera in ambito di impermeabilizzazioni in resina; di fronte agli agenti chimici in sostanza sono deboli solamente ai solventi; tuttavia sono caratterizzati da odori molto forti in caso di applicazione e possono diventare complicati da gestire per il posatore in zone molto ricche di particolari
- Cementizi/base acqua – Tecnicamente non sono classificabili come resine e vengono rinforzati nella maggior parte dei casi solamente con una rete fibrorinforzata; sono discretamente economici e per niente indicati per restare direttamente esposti agli agenti atmosferici: infatti necessitano quasi sempre di un ulteriore rivestimento protettivo; inoltre non possono restare a contatto continuo con l’acqua pena il rischio di tornare in forma liquida; si applicano spesso a spatola e sono gestiti discretamente da personale edile non specializzato.
- Bituminosi – Tecnicamente non sono classificabili come resine, raramente vengono rinforzati; sono caratterizzati da un’estrema facilità di posa, sono più economici e si combinano discretamente bene con guaine bituminose prefabbricare.
E’ in ultimo poco diffusa l’informazione tecnica che un sistema impermeabilizzante di qualità, rinforzato con tessuto e posato da applicatori concessionari qualificati (come i sistemi Kemperol di Kemper System), oltre che avere un’aspettativa di vita utile che potenzialmente può superare i 25 anni, è anche estremamente facile da riparare sia in caso di danni accidentali che in caso di deperimento dovuto all’anzianità del sistema poiché, a differenza di quanto certi slogan maliziosamente promettono, in realtà nulla dura per sempre.